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Quindici cappellette, raffiguranti ciascuna un Mistero del Rosario, e dono ciascuna di una famiglia di devoti, sono distribuite lungo la via che porta al Santuario. Mano alla Corona, si scende pregando. | |||||
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Ben presto, in fondo, occhieggiano i tetti del Santuario e, arrivati nell'ampio spiazzale si scorge una fontanella con la statua di Maria. A destra la struttura per i pellegrini, a sinistra l'ingresso del Santuario. Sulla porta il pittore Brici di Rimini ha raffigurato Bonora orante davanti alla sua Madonna. Sotto sta scritto: "Hic devote vixit Bonora saeculo XIV". | ![]() |
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L'INTERNO |
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L'interno, a tre navate, ci sorprende
subito per la luminosità e la ricchezza di decorazioni. Il soffitto piano
a cassettoni, con rosoni dorati su sfondo celeste, è dell'Ugolini di
Urbino, allievo del Catalucci. Il pavimento in mosaico, è opera
riuscitissima della ditta Montesi di Senigallia. i quattro grossi pilastri
e i mezzi pilastri che dividono le navate sono rivestiti di marmoridea
gialla, mentre un cornicione, a fortissimo rilievo, sorregge le lesene che
raggiungono il soffitto: negli spazi si aprono ampi finestroni che
aspettano le loro vetrate artistiche e sono ricavati sei grandi quadri
incorniciati, tre per lato, che portano gli affreschi che narrano le
glorie della Vergine di Bonora. Nella fascia del cornicione, in grandi
caratteri romani, dorati su fondo blu antico, è l'iscrizione: Beatam
me dicent omnes generationes quia ancillam humilem respexit Deus. I
sottarchi sono decorati con grottesche in chiaroscuro. Di fronte alla
porta laterale d'ingresso è sistemato un artistico presepio, con figure
scolpite in legno, opera dello scultore Martinez di Ortisei in Val
Gardena. La chiesa ha quattro altari laterali dedicati a S. Martino con un quadro proveniente dall'antica chiesa di S. Martino in Liceto, a S. Cristoforo, la cui immagine decorava in antico la Cella, al S.Cuore di Gesù e a S. Giuseppe. Sparsi un po' dappertutto, dove lo spazio consente, gli ex voto, attestanti le grazie ricevute. |
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L'ALTARE MAGGIORE L'abside, che incornicia l'altare, è su pianta quadrata, con otto esili colonne rivestite di marmoridea, reggenti il tamburo che porta la calotta della cupola, pure su pianta quadrata, con quattro pennacchi, decorati da angeli in altorilievo con iscrizioni mariane del Maltoni di Ancona. Nella stretta cornice di base corre la leggenda, in oro su fondo blu: "Hic saeculo XIV ad Cellam Mariae Dei Matris sistit Bonora de Undedeis - Hic contemplans Virginem vixit beati - obitque laetus eius succensus amore - hic gratias a Pia Matre innumeras habent innumeri". Le pareti del tamburo sono coperte da una decorazione raffigurante un damasco quattrocentesco, oro su fondo rosso scuro, con emblemi vari. La calotta della cupola è tutta in oro, con nuvolette ed angeli in maniera arcaica, con un bordo di gigli stilizzati e mazzi di rose. Nel centro al sommo della calotta, in una raggiera dorata, l'emblema dello Spirito Santo. Tutta la decorazione è lavoro pregevole del prof. Trainini di Brescia. Una maestosa ancona racchiude il pezzo di muro su cui è dipinta la Madonna di Bonora, unico avanzo dell'antica Cella. Due grosse colonne in legno, scanellate e dorate, con ricchissimi capitelli, reggono un arco pure scolpito e dorato, sormontato da una cimasa terminante in una grande croce.
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L'IMMAGINE DELLA VERGINE DI BONORA |